domenica 29 gennaio 2012

Anzio fra mare, terra, cielo e... fuoco.

Per ricordare lo sbarco di Anzio l’associazione ASIRU onlus  propone una ricostruzione degli avvenimenti attraverso gli occhi di un quindicenne. Il racconto è a cura di Lelia Saini Bertelli Storica dell’Arte e Giornalista pubblicista che scrive articoli di Storia e Storia del costume, ha una solida esperienza come correttrice di bozze, ed ha collaborato con Case editrici anche scientifiche, con traduzioni dal francese e dall’inglese.
“Anzio fra mare, terra, cielo e... fuoco”
Quattro baracche di legno...
Avete mai sentito parlare di “gniff-gnaff”? Si tratta di un termine onomatopeico, che richiama cioè un suono: come quello creato da una persona che cammini su un terreno dove piove da secoli, e in cui – a ogni passo – le scarpe sprofondano nel fango generando, appunto, uno strano scricchiolio,  uno “spiaccicamento” di materia semiliquida o semisolida che dir si voglia. Se andate a chiederlo ai coloni dell’Agro Pontino, quei veneti, romagnoli che negli anni Trenta dello scorso secolo, scesero dalle loro terre per andare a popolare e far fiorire le paludi da Pomezia a Terracina, vi sapranno rispondere: perché – da quelle parti – “Gniff-Gnaff”,  proprio in ricordo della millenaria melma di cui ci si impiastricciava gli stivali, è diventato un toponimo: ed è appunto in questa zona, per l’esattezza a Borgo Piave («tutti i luoghi di questa regione», annota Corrado Alvaro in Terra nuova, «hanno mutato nome e ne hanno assunto uno della guerra») che vive il protagonista della nostra storia, oggi 83 anni splendidamente portati, e residente a Roma. Lui si chiama Decimo («ero il decimo maschio di 17 figli», ci racconta) Steffani, venuto ragazzino con la sua numerosa famiglia da quel di Padova intorno al 1939-40, e stabilitosi in uno di quei casolari assegnati ai coloni dalla Bonifica. «Borgo Piave si trova sulla Pontina, a 3 chilometri prima di Latina», spiega il Nostro, «e da lì inizia Via del Crocefisso che conduce a Nettuno e che, dopo 4 km e mezzo incrocia l’allora Canale Mussolini (oggi Canale Acque Alte o Moscarello). A 300 metri oltre il canale c’era appunto “Gnif-Gnaf” (oggi Borgo Santa Maria), costituito da 4 baracche di legno»: ed ecco spuntare nei ricordi dell’allora adolescente Decimo – siamo agli inizi del 1944 e lui ha circa 15 anni – quel nucleo abitativo lillipuziano che potrebbe ricordare un villaggio dei pionieri del Far West , con un negozietto di alimentari con annessa osteria, una seconda casupola dove abita il gestore della stessa, un’altra baracca adibita a officina del fabbro, e la quarta e ultima abitazione che accoglie la numerosa famiglia dell’artigiano. E da quelle parti, sulla sponda sinistra del Canale Mussolini, vive il nostro ragazzo, che alle 2 di notte (era il 22 gennaio 1944, una data indimenticabile) salta su dal letto, svegliato da due insolite scariche d’artiglieria navale pesante, provenienti da Nettuno….. Il resto del racconto può essere letto collegandosi al sito www.asiru.org. Per informazioni o per collaborare con l'associazione scrivere una mail ad asiru.segreteria@libero.it .

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