La
premiata ditta Fusi & Piraino esce con una nuova produzione di teatro
canzone, stavolta tutta in dialetto romanesco, tutta basata sulla
contraddizione fra lo spirito carbonaro dei romanetti del 1849 e la realtà
quotidiana della Roma di oggi, che è divenuta borgata, ovunque. Albina, la Fatina dell'Anagnina, che
chiede l'elemosina al capolinea della metropolitana, porta con se il suo
piccolo orco Nerone, oramai troppo cresciuto. In un viaggio onirico e surreale
attraversano una città in cui l'unica costante è il delirio, la fatica, la
miseria culturale prima ancora che economica - ma cantata con un'estrema
leggerezza, con un'ironia affettuosa e quasi ingenua, tanto è che il pubblico
ride, ride e ride durante tutto lo spettacolo, in cui compaiono altri
personaggi mitici: il gigolo Crescenzi, che si è messo a fare il ladro
d'appartamenti perché la pubalgia gli ha troncato la carriera; il pigrissimo
mafioso Vito Scicolone, che spiega la crisi economica mondiale come solo un
esperto par suo può fare; il Conte Lallo, eroe di una generazione di Pariolini
travolta dall'infantilismo violento ed umiliante dei loro padri; Warter,
fratello tonto e cioccolone, che tutti trattano male, e poi Giulio Andreotti e
Daniele de Rossi, che s’incontrano segretamente ad un bar di Tor Marancia a
guardare il sedere della bella Marilù, Lilletta ed il suo spasimante Mollica,
detto la Rumba
del Peccato... per finire con il grande cantautore trasteverino di colore,
Michele Di Giacomo, in un tripudio di assurdità a metà strada fra Petrolini e
Pasolini, fra Alberto Sordi e generazioni di romani che combattono una vita
apparentemente insopportabile con il sarcasmo, la battutaccia, la capacità di
dipingere la realtà in modo eroico nelle cose più piccole e sordide. Presentando
lo spettacolo, Paolo Fusi ha spiegato: “Claudio Villa cantava 50 anni fa: “Mo
le regazzette co le polacchette certo nun le vedi più, l’abiti scollati
porteno, controluce trasparischeno… senza complimenti, nei caffé le senti de
politica parlà, vanno a ogni commizio, chiedeno er divorzio, mentre a casa se
sta a diggiunà”. Dire che quella Roma nun esista più è loggico ed esaggerato ar
contempo. I romanetti coatti, gnoranti, buzziconi, i Molliconi e Cecetti de
noantri, riempiono ancora le strade de la Città Eterna. Le
ragazzette vestono diverse, fumeno e ciancicheno na cicca, ma so rimaste le
stesse Lillette e Ninette de allora. Cosa è cambiato, allora? Birra invece der
vino, come canta Mannarino? Ipad finlandesi invece che chitarre romane? Forse.
La disperazione, l’incapacità di uscire dal proprio ghetto culturale e sociale,
l’ironia ed il sarcasmo so li stessi. Forse. Pe scoprillo bisogna tornare a
ricercare, annà ar fonno de sta Città odiata e amata, ma non come fecero
Fellini e Sorrentino, venendo da fora, ma escrescendo da dentro. Noi Romani, pe
facce dì che semo quer che semo, ci abbastavano Garinei e Giovannini, Aldo
Fabrizi e Alberto Sordi. I personaggi della borgata pasoliniana se so mischiati
cor Pariolino, er Rione Monti è pieno de cinesi che parleno romanesco come lingua
madre. Insomma, dovemo ripartì da sotto, ma sotto sotto sotto, da na regazzina
pallida ed il suo cucciolone gigantesco e granguignolesco, fra la leggerezza
delle pischelle de bona famija e la nostargia dei tempi andati, ma proprio iti,
si se capimo”. Uno spettacolo musicale originale di Paolo Fusi con Carlotta
Piraino, Alessandro Orlandi, Paolo Fusi & the Osama Sisters: Leonardo
Marcucci, Emanuele Cannatella, Davide Mengarelli, Matteo Marchi, Michelangelo
Biagiotti. Appuntamento alla Pineta Mazza, Corso Italia, Anzio, il 26 e 27
luglio dalle 21. Ingresso libero. Info: 3395824037 - http://paolo-fusi.it/albina&nerone/comesemo
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