Sarà inaugurata giovedì 16 luglio alle ore 20.00, all’interno del Museo Civico Archeologico di Anzio – Via di Villa Adele, l’importante mostra “Anzio e Nerone - Tesori dal British Museum e dai Musei Capitolini”, organizzata dall’Amministrazione Comunale e dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio. La Mostra, con ingresso libero, sarà aperta al pubblico tutti i giorni, dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.30, dal prossimo 17 luglio 2009 fino al 16 gennaio 2010. L’imperatore Nerone nacque ad Anzio nel 37 d.C. e diverse vicende della sua vita sono legate al luogo natale, sede di una residenza imperiale che, nei secoli, assunse le dimensioni monumentali che tuttora ammiriamo nell’area tra il faro, il porto neroniano (straordinario esempio di ingegneria marittima) e l’Arco muto. Nella splendida cornice del Museo Civico Archeologico, provenienti dal British Museum e dai Musei Capitolini, saranno esposti al pubblico straordinari reperti provenienti dall’area della villa, da altre residenze e dallo stesso porto neroniano a testimonianza della ricchezza degli arredi e delle decorazioni, di età imperiale, ad Anzio. "E’ l’evento culturale dell’anno – dice il sindaco di Anzio, Luciano Bruschini - con la gloriosa storia della nostra Città protagonista. La Mostra, organizzata nei minimi particolari dal nostro Museo e dalla Soprintendenza, consentirà a cittadini e turisti di riappropriarsi delle - memorie disperse - attraverso importanti reperti che da questo territorio, per diversi percorsi, sono giunti sia nel British Museum di Londra sia nei Musei Capitolini di Roma”. Questo genere di approccio al grande tema dell’archeologia ad Anzio vuole essere un contributo al continuo progredire dello studio della città antica e nello stesso tempo costituisce la continuazione, passo dopo passo, di quella intelligente e attenta opera di recupero e valorizzazione in loco, sia pure per periodi circoscritti, dei frammenti di storia anziate che l’Amministrazione Comunale e la Direzione del Museo hanno iniziato e perseguito, sin dal 2002, con l’esposizione della celebre “Fanciulla d’Anzio”, appartenente alle collezioni del Museo Nazionale Romano, poi con quella della “Venere” anziate del Louvre nel 2004, infine con il prestito, nel 2008, del “Ninfeo di Ercole”, ancora dal Museo Nazionale Romano. Accanto alle mostre temporanee il Museo Civico Archeologico di Anzio ha perseguito l’obiettivo di incrementare il nucleo di esposizione fissa delle collezioni museali, grazie alla collaborazione con la Soprintendenza Autonoma di Roma e con la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, con l’incremento dei reperti esposti a tempo indeterminato. “Occuparsi di Anzio – ha detto la Soprintendente per i Beni Archeologici del Lazio, Marina Sapelli Ragni - significa occuparsi di uno dei più importanti centri di epoca preromana. Con questa esposizione si è cercato di rappresentare ancora una volta, nell’ambito delle varie attività scientifiche condotte dal Museo Civico Archeologico di Anzio, la qualità delle testimonianze di cui il territorio anziate non ha lesinato sorprese nel corso degli ultimi secoli. Non mancherà, da parte della Soprintendenza, ogni forma di collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Anzio che tanto impegno profonde per il recupero e la fruizione del patrimonio archeologico della Città”.
DESCRIZIONE DEI REPERTI IN MOSTRA
[vetrina 1] - STATUA DI NERONE (particolarmente importante)
I secolo d.C.
Bronzo
Alt. Cm. 55,9
Provenienza: Regno Unito
British Museum,
Statuetta di elevata qualità artistica. E’ uno dei bronzi più famosi rinvenuti in Inghilterra; ritrovata nel 1795 fu esposta alla Society of Antiquaries a Londra nel 1800. Donata al British Museum nel 1813 dal terzo conte di Ashburnham. La statua, ad un terzo del vero, si caratterizza per un sapiente impiego della policromia: la lorica è adornata con decorazioni floreali, rosette, palmette e riccioli ad intarsio e placcature in argento; labbra in rame, occhi in argento. La composizione della figura, profondamente influenzata dalle immagini di Alessandro Magno, rappresenta una figura di imperatore fortemente idealizzata e si è ipotizzato che potesse raffigurare il giovane Nerone.
[vetrina 2 A] – PIATTO
prima metà IV secolo d.C.
Bronzo
Alt. Cm 7, diam. Cm 24
Provenienza: Anzio
British Museum
Piccola lacuna sull’orlo, integrata. Orlo appiattito e bassa vasca emisferica. Sull’orlo, pesci e uccelli marini; all’interno della vasca incisioni con scene marine: pescatori, uccelli acquatici e pesci. Nel medaglione centrale, inquadrato da foglie di alloro, due amorini su una barca con edificio porticato di sfondo. Il tema della pesca è piuttosto frequente su vasellame metallico, in bronzo e argento, e rientra tra le scene di genere che hanno goduto favore nell’arte alessandrina. Il piatto proviene dalla collezione di Charles Townley (1737 – 1805) e alla sua morte confluì nelle collezioni del British Museum. Probabilmente si tratta, come documentato da Lanciani, del piatto bronzeo acquistato da Byres dopo la sua scoperta nel 1782 a Porto d’Anzio.
[vetrina 2 B] - BUSTO DI AGRIPPINA MINORE
49-59 d.C.
Calcedonio verde
Alt. Cm 9
Provenienza: Sconosciuta
British Museum
I tratti fisionomici permettono di identificare il busto con Agrippina Minore, madre di Nerone, secondo un tipo di ritratto creato, probabilmente, in occasione delle sue nozze con Claudio nel 49 d.C. Ritratti di Agrippina sono noti su monete già a partire dal regno del fratello Caligola. Da notare l’ acconciatura molto elaborata, tipica della tarda età claudia – prima età neroniana. Tra i busti-ritratto di Agrippina questo esemplare in calcedonio rappresenta un unicum, sia per le dimensioni che per il materiale con cui è stato realizzato, avvicinandolo più ai camei che non ai ritratti in bronzo e marmo.
DECORAZIONI PARIETALI
Età imperiale
Ossidiana Lungh. Cm 7, larg. Cm 5; lungh. Cm 7,5, larg. Cm 6; Lungh. Cm 6, larg. Cm 8; Lungh. Cm 3, larg. Cm 5, spess. 0, 8 cm
Provenienza: Anzio
British Museum,
Si tratta di quattro frammenti di decorazioni parietali, inseriti in pannelli di opus sectile. Due conservano parte della cornice, un terzo frammento è completamente piatto. Il quarto, rarissimo, presenta gli incavi per una elegante decorazione floreale ad intarsio, oggi perduta. Gli oggetti, donati al British Museum da W. Daly nel 1879, entrarono a far parte delle collezioni come provenienti genericamente da Porto d’Anzio. L’alta qualità artistica delle decorazioni parietali in ossidiana potrebbe ben adattarsi alla fase di età antonina della villa imperiale.
MONETA RIUTILIZZATA
64-66 d.C.
Bronzo
Lungh. Cm 3,7, larg. Cm 3,2
Provenienza: Parigi
British Museum,
Sesterzio in bronzo con la testa di Nerone laureata rivolta verso sinistra. In legenda: IMP NERO CAESAR AUG PONT MAX TR POT PP (64 – 66 d.C.). Retro incavato. La moneta potrebbe essere stata riutilizzata come coperchio di un piccolo contenitore o come elemento decorativo di un monile, come dimostrerebbe anche l’usura sul bordo, anche se generalmente erano trasformate in gioielli monete in oro o argento. Il riutilizzo delle monete a scopo ornamentale, attestato dalla prima metà del II secolo d.C. e fino all’età longobarda, è legato sia ad una funzione ideologica e di attaccamento alla famiglia imperiale nel periodo tardo-antico, che ad una funzione amuletica ed apotropaica.
SIGILLO
età neroniana
Corniola
Lungh. cm 1,4, larg. cm 1,1
Provenienza: Sconosciuta
British Museum,
Sigillo con ritratto a rilievo di Nerone, ornato di corona d’alloro con bende. Il volto dell’imperatore, rivolto verso sinistra, mostra testa tondeggiante, naso dritto, guance carnose, mento piccolo sottolineato dalla barba. La pupilla è marcata da un rilievo, il modellato morbido e carnoso del viso, l’acconciatura ondulata e la barba breve ma folta e ricciuta, sembrano indicare una datazione posteriore al 64 d.C.
GEMMA
età neroniana
Corniola
Lungh. cm 1,4, larg. cm 1,1
Provenienza: sconosciuta
British Museum,
La gemma entrò a far parte delle collezioni del British Museum nel 1865, venduta da Alessandro Castellani attraverso Charles T. Newton. Busto di Nerone, rappresentato di profilo verso destra, inciso su una corniola di sagoma ellittica, montata su un castone d’oro. L’imperatore è raffigurato imberbe e coronato di alloro con bende. La resa stilistica del modellato carnoso del viso e l’acconciatura artificiosamente ondulata, avvicinano la raffigurazione al tipo di ritratto neroniano del 64 d.C., nonostante certe rigidità nella linea di incisione del profilo. Svetonio narra dell’abitudine di Nerone di distribuire al popolo gemme con il proprio ritratto in occasione dei giochi.
[vetrina 3]
BUSTO FEMMINILE (particolarmente importante)
I secolo d.C.
Marmo bianco a grana fine
Alt. cm 82, larg. cm 32, prof. cm. 28
Provenienza: Anzio
British Museum,
Torso femminile nudo, acefalo, mancano il braccio destro e il sinistro fino all’avambraccio, si conservano la gamba destra fino alla coscia e la parte posteriore della gamba sinistra. Superficie estremamente danneggiata in seguito ad un incendio avvenuto alla fine del XVIII secolo. Rinvenuta ad Anzio nel 1770, fu venduta da Jenkins a Locke di Norbury Park, Surrey, il quale la fece restaurare dallo scultore Wilton. Nel 1790 fu venduta al Terzo Duca di Richmond. Poco dopo il 1820 entrò a far parte delle collezioni del British Museum. La statua, copia di buona fattura forse di età giulio-claudia, mostra una figura profondamente influenzata nella composizione generale dal tipo dell’Afrodite Cnidia, pur ricollegandosi a prototipi ellenistici piuttosto che alla creazione di Prassitele.
[vetrina 4]
TESTA DI NERONE
XVIII secolo
Marmo pentelico
Alt. Cm 43,1
Provenienza: Atene?
British Museum,
Testa colossale imberbe di Nerone, piegata verso sinistra, sembra creata per essere inserita su una statua. Il busto, proprietà di Charles Townley (1737-1805), confluì nelle collezioni del British Museum alla sua morte. Potrebbe trattarsi di una copia italiana del XVIII secolo, forse ispirata all’esemplare degli Uffizi. Gli studiosi hanno identificato quattro differenti tipi di ritratti di Nerone, creati per commemorare gli eventi più significativi della vita dell’imperatore. Il primo tipo celebra la sua adozione (50 d.C. circa). Il secondo celebra l’ascesa al trono e compare sulle monete datate dal 55 al 59-60 d.C. Il terzo sembra legato alla celebrazione dei quinquennalia. (59 d.C.). L’ultimo tipo, utilizzato dal 64 d.C. in poi, pare legato al decimo anniversario di regno.
[vetrina 5]
ARA VENTORUM
Fine I sec. d. C.
Marmo bianco a grana fine
Alt. Cm 61; diam. Sup. Cm 38; diam. Inf. Cm 36
Musei Capitolini, Palazzo Nuovo, Sala del Fauno.
L’altare, insieme agli altri due presentati in mostra, venne recuperato nel corso dei dragaggi effettuati per la costruzione del porto Innocenziano. L’altare ha forma di cilindro modanato alle due estremità. Sulla faccia superiore è una cavità per la deposizione delle offerte. Sulla fronte è un rostro plastico aggettante al di sopra del quale corre l’iscrizione rubricata ARA VENTORUM. Analoga iscrizione è ripetuta sul lato posteriore dell’altare. Al di sotto del rostro è una giovane figura maschile nell’atto di soffiare in una conchiglia. Questi altari sono probabilmente da collegare all’episodio, riferito da Appiano, dei sacrifici propiziatori ai Venti Propizi, a Nettuno Salvatore, al Mare senza onde compiuti da Ottaviano a Pozzuoli prima della partenza della flotta che doveva scontrarsi a Nauoloco contro Sesto Pompeo (36 a.C.).
ARA TRANQUILLITATIS
Fine I sec. d. C.
Marmo bianco a grana fine
Alt. cm 63,5; diam. sup. cm 38; diam. inf. cm 36,5
Musei Capitolini, Palazzo Nuovo, Sala del Fauno (inv. n. 1955)
L’altare di forma simile al precedente si differenza solo per il fusto più slanciato. Al di sopra del rostro è l’iscrizione rubricata ARA TRANQUILLITATIS, ripetuta su due righe nel lato posteriore. Al di sotto del rostro è raffigurata una piccola nave mercantile con alta poppa ricurva e prua aggettante in navigazione verso destra. A poppa siede il timoniere, a torso nudo con i capelli al vento, personificazione della Tranquillitas marina.
[vetrina 6]
ARA NEPTUNI [ALTAR TO NEPTUNE]
Fine I sec. d. C.
Marmo bianco a grana fine
Alt. cm 63; diam. sup. cm 37; diam. inf. cm 36
Musei Capitolini, Palazzo Nuovo, Sala del Fauno (inv. n. 1957).
L’altare, di forma simile ai precedenti, presenta al di sopra del rostro l’iscrizione rubricata ARA NEPTUNI. Analoga iscrizione è ripetuta su due righe nel lato posteriore. Al di sotto del rostro è rappresentata a bassorilievo la figura di Nettuno, stante e di prospetto. Il dio è nudo ad eccezione del mantello che discende lungo il fianco sinistro. L’identificazione è assicurata dal tridente sostenuto dalla mano sinistra e dal piccolo delfino poggiato nel palmo della mano destra. La figura, nell’impostazione e nella presentazione formale riprende modelli ben noti del primo ellenismo.
[vetrina 7]
BUSTO DI COMMODO
180-192 d. C.
Marmo
Alt. tot. cm 77; alt. testa cm 25
Musei Capitolini, Palazzo Nuovo, Sala degli Imperatori.
Il busto, appartenuto al cardinale Alessandro Albani, secondo la tradizione antiquaria sarebbe stato scoperto ad Anzio nel 1725. Abile l’intervento integrativo del restauro settecentesco, che ha interessato tutta la parte anteriore della testa, parte della barba e dei capelli sulla fronte. La testa, reintegrata, venne connessa ad un busto antico non pertinente, ascrivibile ad età adrianea. La testa è riferibile al quarto tipo ritrattistico dell’imperatore Commodo. Anche l’iscrizione scolpita sul retro del busto, ricordante il consolato rivestito da Commodo con C. Aufidio Vittorino (183 d. C.) è da ritenere (per la peculiarità delle lettere) un abile falso moderno, tendente ad avvalorare l’autenticità e la coerenza del busto e della testa.
[vetrina 8]
BUSTO DI CLODIO ALBINO
193 - 195 d. C.
Marmo
Alt. tot. cm 83; alt. testa cm 30
Musei Capitolini, Palazzo Nuovo, Sala degli Imperatori.
Appartenuto alla collezione del cardinale Alessandro Albani, secondo la tradizione antiquaria proverrebbe da Anzio. Nel busto, di grande qualità e ottimamente conservato, stilisticamente ancora legato alla tradizione d’epoca antonina, si è propensi a riconoscere il ritratto ufficiale di Clodio Albino, acclamato augusto nell’estate del 193 d.C. e morto, forse suicida, dopo la sconfitta subita ad opera di Settimio Severo. Interessante è la lorica, a scaglie di serpente, con al centro la testa di Medusa, affiancata da protomi leonine che fungono da affibbiatura per gli spallacci in cuoio. Sulla spalla sinistra è la clamide, fissata da una bulla circolare.
[Teca centrale]
CRATERE DI MITRIDATE
Fine II - inizi I sec. a.C.
Bronzo
Alt. cm 70; diam. orlo cm 42,5; diam. max cm 52
Musei Capitolini, Palazzo Nuovo, Sala dei Trionfi.
Nel 1740, durante opere di dragaggio del porto di Anzio, venne recuperato un grande cratere in bronzo: il corpo è solcato da una fitta serie di scanalature verticali, chiuse sulla spalla da una fascia incisa composta da kyma lesbio e fiori di loto aperti; sull’orlo, giro di perle e kyma ionico. Sul labbro è incisa un’iscrizione in greco con la dedica del Re Mitridate Eupatore agli Eupatoristi del Ginnasio. Si tratta dunque di un dono del re del Ponto Mitridate VI Eupatore ai dirigenti di un ginnasio, forse di Delo. E’ probabile che il cratere facesse parte del bottino della guerra condotta contro Mitridate da Silla, Lucullo e Pompeo. E’ una delle rarissime testimonianze delle opere d’arte raccolte in Grecia e in Oriente dai Romani tra II e I sec. a.C.. La presenza ad Anzio del cratere si spiega con la sua collocazione in un luogo pubblico o nella stessa residenza imperiale.
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