Oggigiorno nel mondo globalizzato etnie sparse sul globo terrestre sono continuamente sottoposte ad estenuanti guerre civili per rivendicare la propria identità. Il popolo Karen, una delle principali etnie che compongono il mosaico birmano (circa sei milioni su una popolazione di 44 milioni di abitanti), lottano dal 1949 contro il governo centrale di Rangoon per ottenere l’indipendenza e preservare la loro identità. Originari delle steppe della Mongolia e degli altipiani del Tibet, i Karen arrivano nei territori che oggi costituiscono la Birmania dopo una lunga migrazione durata duemila anni. Nella loro discesa a sud scoprono i grandi fiumi Irrawaddy e Salween che si insinuano attraverso gli ultimi contrafforti della catena himalayana. Primi abitanti delle vaste pianure situate all’estuario di questi fiumi, vi si insediano nel 730 Avanti Cristo vivendo in pace per due secoli, fino all’arrivo dei Birmani che invadono le terre dei Karen costringendoli a rifugiarsi sulle montagne al confine con il Siam (l’odierna Tailandia). Inizia lo scontro tra i due popoli. Le pianure conquistate dai Birmani sono fertili, le montagne dei Karen non offrono molte risorse. La frattura si fa via via più profonda nei secoli a seguire. Durante il periodo coloniale britannico avviene la cristianizzazione di una parte della popolazione Karen per opera di missionari battisti. L’eredità dell’evangelizzazione si evidenzia in un 30% di Karen tutt’ora fedeli al Cristianesimo. Quando nel 1947 l’Inghilterra lascia la Birmania, il primo responsabile politico del nuovo paese, il Generale Aung San, propone una costituzione che prevede entro i dieci anni successivi il diritto di ogni gruppo etnico a separarsi dall’Unione e di ottenere piena indipendenza. Il disegno non viene realizzato, perché Aung San viene assassinato durante un colpo di stato che porta al governo una giunta militare che ben presto provoca la reazione armata dei Karen e delle altre etnie. D’allora, i popoli delle montagne hanno combattuto senza sosta per l’indipendenza. I Karen hanno condotto la loro lotta rinunciando per ragioni etiche ai facili guadagni derivanti dal traffico di droga, a cui si oppongono con esemplare rigore. A tal proposito l’associazione Libertà e Azione, per sostenere l’opera della comunità Popoli, con il patrocinio della regione Lazio, della provincia di Roma, del comune di Anzio e del comune di Nettuno, ha organizzato una serata di beneficenza, che si è suddivisa in due momenti molto significativi: il primo è avvenuto alle ore 17 alla sala consiliare di Nettuno dove è stata illustrata in una conferenza pubblica, la situazione complessa di questa povera etnia. Hanno preso parte in qualità di relatori: DAVIDE CIOTOLA, responsabile attività socio-culturali di Libertà e Azione; RODOLFO TURANO, consigliere comunale e medico volontario della comunità Popoli; FRANCO NEROZZI, Presidente della Comunità Popoli; MARCO COCHI, giornalista esperto di geopolitica e sicurezza internazionale; ITALO COLARIETI, assessore ai servizi sociali del comune di Anzio; NICOLA BURRINI, presidente del consiglio comunale di Nettuno. Successivamente, all’incontro delle 20 che si è tenuto al ristorante di Anzio “Il Giardino degli Aranci” si è svolta una cena di raccolta fondi. L’associazione Libertà e Azione e la Comunità Popoli ringraziano di cuore tutti i partecipanti per la copiosa presenza e la stupenda riuscita dell’evento. Chi volesse ulteriormente contribuire può devolvere il proprio cinque per mille alla comunità Popoli attraverso i modelli CUD, 730 o modello unico firmando nella prima sezione e indicando il codice fiscale di Popoli: 03119750234. Per altre info visitare il sito www.avamposto.org o mandare una mail all’indirizzo libertaeazione@avamposto.org.
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