Una
preghiera del tempo d’Avvento ci fa dire: «con la luce del tuo Figlio che viene
a visitarci, rischiara le tenebre del nostro cuore». Troviamo qui il senso e la
simbologia del Natale. Si tratta, anzitutto, del sopraggiungere di una presenza
amica, buona. È la «visita» del Signore! Egli giunge per mettersi accanto a
noi. L’invocazione cristiana, infatti, parla di un «cuore» sul quale Gesù pone
il suo sguardo. Cosa c’è di più consolante del saperci capiti, prima ancora che
riuscissimo ad esprimere le nostre angustie e le nostre domande? Sono di questo
tipo gli sguardi di chi vuole bene. Nella preghiera gioca il contrasto fra le
tenebre – che accerchiano il cuore – e la luce, che arriva per sconfiggerle.
Natale è festa di luce e per questo è pure festa di luci: le accendiamo per le strade
e nelle case. Il nostro bisogno di «luce» così diventa quasi palpabile. Se
viviamo bene questa festa, non nella dispersione ma nell’intimità; se la
viviamo riconoscendo l’amore che Dio ha per noi e che si manifesta nel segno di
un Bambino, la speranza riesce davvero ad illuminarci la vita aiutandoci a
superare i motivi di sconforto, che pure ci sono. Sento dire che, a Natale, quest’anno
si spenderà di meno. Sarà un modo di dire, ormai scontato? Sarà una seccante
necessità? Sarà, magari, un bene? Non sarà, forse, davvero una occasione per
cominciare a «spendere di più» in relazioni, incontri, prossimità? Una
considerazione di questi giorni è che il disinnesco delle tensioni passa
attraverso l’arricchimento delle relazioni! È nella qualità della relazione e
dell’incontro, che riusciremo a riprendere il respiro. L’incontro di Gesù e fra
noi ci permetta di respirare l’aria nuova, di cui sentiamo il bisogno. Il tempo
del nuovo anno sia meglio speso in incontri personali e partecipazione
comunitaria.
Mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano
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