venerdì 13 giugno 2008

Anzio: La Chiesa dei Santi Pio ed Antonio









Con l’avvicinarsi della Festa di Sant’Antonio ad Anzio, è giusto far conoscere ai nostri lettori la storia della Chiesa del Santo Patrono della Città, della Confraternita di Sant’Antonio e dell’Ordine Francescano Secolare con alcune notizie reperite anche dal sito www.sspioantonioanzio.it.

Nella sua prima visita ad Anzio, il papa Pio IX (1792 - 1878), il 28 ottobre del 1847, ordinò e sovvenzionò la costruzione di una nuova chiesa parrocchiale, per accogliere l’accresciuta popolazione anziate. Demolita la chiesetta del porto, provvisoriamente si celebrava il culto divino in un edificio detto “Arsenale”. Il 14 settembre del1851 fu posta la prima pietra, benedetta dal papa stesso, per la nuova Chiesa, che il 15 aprile dello stesso anno aveva dedicato ai Santi Pio ed Antonio; così iniziarono i lavori, la cui direzione fu affidata all’architetto Gaetano Morichini, autore del progetto, in stile neoclassico. Il 16 settembre del 1852, Pio IX volle venire personalmente a vedere i lavori della Chiesa, cosa che fece anche nel maggio del 1853 e del 1855, rammaricandosi però di non vederla più grande, come l’aveva pensata. La consegna al parroco P. Innocenzo Urbani avvenne il 1 agosto del 1856. Il complesso di particolare interesse storico ed artistico per la sua posizione e carattere di chiesa matrice, rappresenta da sempre il fulcro della cristianità anziate. Esternamente la chiesa presenta una scalinata di travertino che è sovrastata da un pronao a quattro colonne, cinto su ogni lato da un’artistica cancellata. Dal 2003 per i disabili, l’accesso alla Chiesa è agevolato da due rampe laterali. La facciata è abbellita da quattro grandi torciere in pasta di marmo; nel timpano la dedica della chiesa, mentre nel fastigio troneggia il grande stemma papale di Pio IX. La vetrata policroma del finestrone raffigura Sant’Antonio di Padova che domina il porto. Nel 1987 è stato ripristinato l’orologio del campanile. Fu chiamato ad abbellirne l’interno a tre navate il decoratore Carlo Oglietti nel 1855. L’Altare maggiore di marmi pregiati, donato dallo stesso Pio IX, fu spiantato dalla Basilica di San Pietro in Roma e rimontato nella Chiesa di Anzio. Nel 1975 la mensa sarà staccata dal corpo dell’altare per adeguarsi alle esigenze liturgiche postconciliari. Il presbiterio nello stesso periodo, fu dotato di una bellissima balaustra scolpita da Luca Carimini, in marmo bianco statuario, decorata con motivi floreali in bassorilievo e stemma papale (tolta il 15 maggio del 1989 ed ora impiantata nelle pareti di fondo nella nuova cappellina ricavata nel 2004 dal magazzino a destra attiguo alla Chiesa), mentre sulla porta della cappellina ancora fa bella mostra il pulpito della stessa fattura e dello stesso artista. Dietro l’altare maggiore fu posta una grande pala d’altare di Casimiro Brugnone De Rossi (1856), riproducente San Pio V, che riceve dell’Arcangelo Michele l’annuncio della vittoria della flotta cristiana sui turchi nelle acque di Lepanto (1571). A fianco dell’altare è esposto un bellissimo Crocefisso ligneo di autore anonimo di scuola veneta di ispirazione donatelliana del sec. XVII. Nella Cappella di sinistra, dedicata a Sant’Antonio di Padova, s’ammira una pala d’altare (olio su tela cm. 275 x 180), di Marcello Sozzi (1856) che riproduce la famosa “predica ai pesci” da parte del Santo. Il 30 giugno del1855 Pio IX ancora in visita al Porto d’Anzio, benedisse la Chiesa, che fu aperta al culto. Nel 1856 la Chiesa fu dotata di un organo a canne (in numero di 1420) costruito dalla ditta Morettini di Foligno, restaurato e aggiornato negli anni. La Chiesa fu consacrata solennemente il 7 settembre 1885 dal Cardinale Raffaele Monaco La Valletta; a ricordo fu posta sulla parete destra del pronao tetrastilo una lapide. Dopo i danneggiamenti subiti nella II guerra mondiale il restauro fu affidato ai Giovenchi nel 1954 ed un nuovo intervento pittorico nel 1985 per opera del decoratore Edmondo Fontana. Nel 1974 la consolle dell’organo fu aggiornata e stabilita nella cappella dell’Immacolata. Nel 1981 alla parrocchia “madre” dei Santi Pio e Antonio di Anzio, con decreto del Vescovo diocesano mons. Gaetano Bonicelli, fu conferito il titolo Arcipretale. L’armonia dell’imponente struttura architettonica, la finezza delle decorazioni, il pregio delle opere custodite nel suo interno fanno di questa Chiesa il più insigne monumento della città, la sua posizione centrale e la sua storia ultracentenaria, la dimora di illustri personaggi e l’essere riferimento per molti cittadini, la consacrano come uno dei testimoni più qualificati della vita anziate. Il nuovo porto impose la presenza di molte persone tra funzionari, soldati e tecnici per il suo funzionamento, tanto che per assisterle spiritualmente, il papa Benedetto XIV nel 1746 eresse a Parrocchia la “chiesuola” di Sant’Antonio di Padova al porto, fatta costruire da Innocenzo XII nel 1701 per devozione sua e del popolo verso questo santo di cui egli portava il nome di battesimo. Inizialmente la cura delle anime fu affidata ad un sacerdote proveniente da Nettuno (Don Pollastrini), poi ai Frati Minori Conventuali del Convento di San Francesco di Nettuno, il cui primo Parroco fu P. Giovanni Antonio Bronchi, che poteva fregiarsi del titolo di Presidente del Porto (titolo mantenuto fino al 1953 da P. Leone Turco). Dal 1821 la Parrocchia ebbe da Pio II la concessione del “fonte battesimale” e la facoltà di amministrarvi Battesimi e Matrimoni. Card. Raffaele Monaco La Valletta, con decreto, estese i confini della Parrocchia a tutto il territorio del comune, ricordando ai cittadini di Anzio di venerare la Patrona, la Madonna delle Grazie, la prima Domenica di Maggio, come si faceva a Nettuno.

La confraternita

La Confraternita di Sant’Antonio di Padova di Anzio, è un’associazione ecclesiale che vuole divulgare mantenere viva la spiritualità e la devozione dei cittadini di Anzio verso il loro patrono. Partecipa a tutte le celebrazioni religiose, prima fra tutte la processione patronale di fine giugno in cui l’effige del Santo patrono Sant’Antonio, è portato spalla per le vie della città e poi su di una “paranza” per la suggestiva e unica “Processione a mare”. La Confraternita di Sant’Antonio di Anzio, riprende vigore nel giugno 1982, dopo un periodo di anonimato, speso comunque al servizio della comunità parrocchiale. Le origini della Confraternita risalgono alla metà dell’Ottocento, sotto forme diverse, che poi sono confluite nell’attuale organizzazione associativa. Da racconti di persone anziane e da alcuni documenti rintracciati, si ha la certezza dell’esistenza di una Cappella propria della Confraternita, dove erano custodite le attrezzature e dove erano celebrate le varie ricorrenze della Confraternita stessa. La Cappella era situata a poche decine di metri dalla Chiesa Parrocchiale, dietro il vecchio palazzo municipale in Vicolo Pollastrini. Purtroppo i documenti sono andati perduti e la Cappella distrutta in seguito ai bombardamenti del secondo conflitto mondiale. Adesso si ha un disegno a china di M. Pagani, del 1898, nel quale è raffigurato un grande stendardo portato dai confratelli durante la Processione del santo patrono. Altre foto databili, 1935-36 ritraggono momenti della processione patronali di Anzio, dove intervengono i reduci della Guerra d’Africa che, avendo offerto la “Macchina” del santo, la portano in spalla in processione. Dal 1982 la Confraternita ha rispolverato alcune tradizione del passato tra cui la più significativa: la Vestizione dei nuovi Confratelli, in cui è usata una formula, riveduta nei termini, ma scritta e in uso già verso la metà del 1800 che impegnava i nuovi iscritti in modo serio e radicale verso l’Associazione, verso il Santo Patrono e verso la città. Oggi il ruolo della Confraternita è ben definito nell’organizzazione e partecipano a tutte le manifestazioni religiose della parrocchia nei diversi momenti dell’anno liturgico. La partecipazione alla Confraternita alle altre processioni parrocchiali della città di Anzio, ha forse stimolato le nuove Confraternite, che proprio il 13 Giugno, festività di S. Antonio di Padova, patrono di Anzio, si ritrovano per una fiaccolata per le vie del centro storico che termina con una veglia di preghiera. Sant’Antonio, nasce e si concretizza con la presenza della Chiesina al Porto a lui dedi­cata. Ogni anno, nei giorni vicini alla festa liturgica del 13 giugno, al Santo patrono si dedicavano celebrazioni liturgiche e feste civili con tante iniziative popolari. Una prima cronaca particolareggiata dei festeg­giamenti in onore di Sant’Antonio, risale all'inizio dell'estate del 1746: "Giunsero le galere di Sua Santità il venerdì mattina, giorno festivo di Sant’Antonio, ed avanti il mezzogiorno entrarono nel porto dalli Signori cavalieri delle galere furono somministrati damaschi rossi con frange d'oro ... la parte dell'altare et intor­no al medesimo il ristante della chiesa si apparò con taffettani bianchi e turchini, gareggiando con il colore del mare, rende­van vaga veduta. Ai festeggiamenti vi pre­sero parte gli equipaggi delle galere, alcuni nobili famiglie, funzionari governativi, alti prelati giunti da Roma e la popolazione di Porto d'Anzio, di Nettuno e dei Castelli Romani. I festeggiamenti si protrassero per altri due giorni e si finirono con lo sparo dei "mortaretti" e l'accensione di cento lumi nelle abitazioni". Le premure della Curia Romana e della Camera Apostolica vanno oltre: arrivano nella chiesetta i nuovi candelieri mandati da Sua Santità, poi i nuovi apparati sacri per la Messa. Durante la predica della sera del P. Maccolini, par­roco, un fervente e devoto sermone, si invita il popolo a solennizzare la ricorrenza con vera devozione ed a guadagnare il Santo tesoro dell'Indulgenza, concessa dal Santo Padre. Molto interessante, ai fini della cro­naca, ma anche materia di attenta riflessio­ne per quanto si riferisce all'autentica fede cristiana con cui gli anziati di oltre due secoli fa prendevano parte all'annuale celebrazione, questa annotazione: solo in chiesa si comunicarono 558 persone, altre a bordo delle galere; furono distribuite più di mille medaglie; da Nettuno e da altri centri viciniori giunse tanta gente che molti furo­no costretti a pregare inginocchiati all'esterno. Esistono altri documenti che racconta­no particolari di aneddoti di festeggiamen­ti, come quello olografo di Padre Giuseppe Bacchiarri, allora parroco e presidente del porto, con il quale si rivolge al Cardinale Pier Francesco Califfi, dichiarando l'insuf­ficienza della piccola chiesa al porto, a sod­disfare la richiesta crescente della popola­zione che continuava a crescere ed a stabilir­vi proprio intorno al porto, quello Innocenziano. Si era nel 1816. E’ da questi documenti, che narrano i festeggiamenti patronali, che emergono le tradizioni e le consuetudini nella festa di Sant’Antonio. I fuochi artificiali hanno sempre avuto un ruolo importante come i giochi a mare e gli spettacoli di piazza. Leggiamo infatti dagli atti dell'epoca: "...Il patrono del luogo è il taumaturgo Sant’Antonio di Padova, venerato dai naviganti e del quale celebrasi la festa con tutta pompa e solen­nità il 13 giugno, mediante gratuite contri­buzioni de' devoti, concorrendovi molto popolo, anche dalle città e luoghi circonvicini. Sono altrettanto dilettevoli gli svariati giochi del mare, che vi si fanno in tale occa­sione festiva ..." Testimonianza di questo la da anche un altro scritto di un medico tale cav. Adone Calmieri che nel descrivere dettagliatamen­te i festeggiamenti, nel suo "Brevissimo cenno di Anzio Moderno e delle sue acque marziali borghesiane - 1852", scrive: "... Vi è una solenne processione nella vigilia e nel dì appresso, una moltitudine di giuliva gente vi accorre da Roma, dalle città vicine e castelli. In mezzo ai fiori, archi, festoni di verzura, i venditori, i marinai, gli allegri ragazzi, le ragazze piene di letizia senza mai quietarsi, formano dilettevole frastuo­no. Sparano i mortari, suona senza posa la banda e vedi in pompa i militari; scorgi uomini dai lunghi giubboni ed altri bene inamidati; persone di tutte le condizioni, di tutte le età; donne piene di lusso, che con i loro mazzi di garofani, di gelsomini, di rose, spandono soavissimo olezzo. È insomma un brulichio di popolo, un andare e venire, un urtarsi a vicenda ... Ad una cer­t'ora poi, e terminata la musica, tutti accor­rono nelle pomeridiane ore a godersi in spe­cie i divertimenti di marina. Corse in pratica di anatre, di barche, la cuccagna ed il così detto trave a mare, il quale per essere tutto insa­ponato, vi scivolano e precipitano giù colo­ro che tentano di ghermirvi il premio che vi è; e quei che cadono hanno poi mille beffar­de risa del popolazzo, perché il vituperio è al solito il compenso che dona il mondo agli sfortunati. Finisce in ultimo la festa con una vaghissima illuminazione di faci, di variopinti fanali, coll'innalzamento di un globo aerostatico e coll'incendio di artificiali fuochi…” La festa che è rimasta nel cuore della gente è stata quella del 1858 quando il Pontefice Pio IX la onorò della sua visita assistendo alla processione dalla finestra dell'abitazione di Cesare Manetti, allora Agente Camerale della Reverenda Camera Apostolica, in via di Porto Innocenziano. Vi è, ben visibile, una targa marmorea in ricordo dell'accaduto. Il Pontefice poi assistette anche ai tradizionali "giochi effettuati sull'instabile elemento". Nel 1935 è donata, come segno di devozione e di ringraziamento, la "macchina", dai reduci della Guerra d'Africa, poi sostituita con quella attuale sempre in legno e decorazioni in oro zecchino. Da allora l'appuntamento annuale con la festa e le tradizioni legate ad essa si è ripetuto anno dopo anno fino alla vigilia dello sbarco alleato del 1944. Per l'estate successiva fu ripristinata, mentre parecchi abitanti, sfollati erano rientrati ad Anzio e la ricostruzione della città, distrutta dalla guerra faticosamente era iniziata. Di quell'anno, il momento toccante e coinvolgente per la popolazione fu quello della sosta della statua e della reliquia del Santo, accanto al rovine della parte posteriore del Convento dei Frati minori conventuali annesso al Chiesa dei Santi Pio e Antonio. Era Padre Presidente e curato Leone Turco.

I Francescani

L’Ordine Francescano Secolare, (allora T.O.F), è costituito in Anzio dal R.P. Emanuele Alonso il 2 maggio 1894. Dagli atti conservati presso l’Archivio Parrocchiale, risultano iscritte nella seconda metà di quello stesso anno: Amalia e Celeste Palustri, Concetta Schicchi, Cecilia e Chiara Sirletti. Il 28 ottobre 1895, dopo il previsto periodo di noviziato, le sopra nominate furono ammesse alla professione, durante una solenne celebrazione religiosa. L’attività di queste terziarie iniziò ben presto a dare i suoi frutti e nuove adesioni e professioni non tardarono ad arrivare; si costituiva così un bel gruppetto dedito oltre che alla preghiera, ad intraprendere iniziative concrete di assistenza sia religiosa che materiale per gli abitanti. La povertà, la mancanza di adeguate strutture sociali di sostegno e recupero per i più bisognosi, divennero ancor più pressanti nel periodo della prima guerra mondiale. Per dare conforto e solidarietà le terziarie, i francescani conventuali e le suore della carità (le indimenticabili e care “ suore cappelloni” – così chiamate con riferimento al loro strano copricapo) misero in piedi una mensa popolare presso l’attuale Asilo San Giuseppe. Intanto, sentendo forte e vivo lo spirito del Serafico Padre, nell’anno 1904 era stata eretta presso la Parrocchia Santi Pio ed Antonio un altare dedicato a San Francesco d’Assisi. Il costo complessivo dell’opera, stimato in Lire 2.175 fu sostenuto dal P. Generale Lorenzo Caratelli Lire 200, dai Principi di Sarsina (Lire 400) e per la parte restante dai fedeli di Anzio. Numerosi sono stati i Sacerdoti che con particolare impegno e capacità hanno sostenuto e guidato le attività e la religiosità della locale Comunità Terziaria. Alcuni di essi hanno fatto la storia oltre che della Parrocchia, anche della stessa città costituendone, per lunghi decenni, il punto di riferimento per tutti e per ciascuno. Come non ricordare l’opera del M.R.P. Leone Turco che assunse il possesso canonico della Parrocchia il 15 ottobre 1901 e che rimase sempre attivo ed operoso in Anzio fino alla sua morte avvenuta il 7 agosto 1953 all’età di 79 anni? Il R.P. Antonio Ingolotti (nato a Sassari 4 novembre 1889 – professione semplice 21 novembre 1920 – professione solenne 24 febbraio 1924 – ordinazione sacerdotale 20 luglio 1924) che organizzò, sviluppò e modellò francescanamente la realtà della comunità terziaria locale? Lo ricordiamo per la sua assoluta serietà, per la dirittura morale, per la forte carica ascetica che portava con sé; è stato il confessore e l’educatore di più generazioni di anziani. Come non fare una doverosa memoria del R.P. Vincenzo Vendetti (nato a Cave 2 luglio 1912 – professione semplice 21 ottobre 1928 – solenne 4 luglio 1933 – ordinazione sacerdotale 18 novembre 1934). Egli fu Parroco dal 1947 al 1979 e più volte Ministro Provinciale della Provincia Romana dei Frati Minori Conventuali; fu uno dei principali artefici della rinascita di Anzio che, usciva dalla guerra lacerata nel suo tessuto sociale, con un patrimonio edilizio seriamente danneggiato dai continui bombardamenti correlati alle operazioni belliche dello sbarco anglo-americano proprio in Anzio e nella vicina Nettuno (22 gennaio 1944), colpita nei suoi affetti più cari dalla violenza della guerra e dalla perdita di tante vite umane. Della sua opera instancabile rimangono i suoi gioielli preziosi: la Casa di riposo per anziani “La Francescana”, e la quasi totalità delle Chiese locali (ora quasi tutte divenute Parrocchie) erette per suo interessamento e con caparbia determinazione nonostante le intuibili difficoltà economiche e spesso politiche. Per la sua opera instancabile al servizio della Chiesa e del popolo, il 18 novembre 1984 gli fu conferita la cittadinanza onoraria di Anzio; dopo la sua morte, gli è stata intitolata un’importante piazza al centro della città (Largo Vendetti). Accanto a queste figure veramente francescane che con tanta benevolenza ed attenzione hanno seguito e guidato la vita della locale Comunità dell’attuale Ordine Francescano Secolare proponendo con la parola e con l’esempio e lo stile di vita di San Francesco, vogliamo ricordare ancora i Minori Conventuali: P. Gerolamo Garretti, P. Giuseppe Fagiolo, P. Giuseppe Nardi e quanti altri ancora hanno onorato in quel contesto la loro professione. La loro attività ha sempre incontrato la soddisfazione dei fedeli e dei Terziari, unitamente al plauso dei Superiori Provinciali nell’ambito delle loro frequenti visite.

Buona festa e W Sant’Antonio.

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