sabato 15 marzo 2014

L’ORTO BOTANICO: Un orto frutteto variegato dagli alberi di frutta agli ortaggi, dalla lavanda alla maggiorana per 1 milione di euro di soldi pubblici.




Erroneamente proposto e ingenuamente scambiato per orto botanico didattico, oltre agli Anziati anche i media e la stampa locale ne parlano da oltre cinque anni, per la mancata apertura e l’enorme spesa sostenuta per la sua realizzazione, sin da quando il sindaco Luciano Bruschini nel lontano 2008 annunciava l’imminente inaugurazione non ancora avvenuta, nella zona archeologica del Vallo Volsco, adiacente S. Teresa, ad Anzio. Con propria delibera del 2004, l’allora Amministrazione De Angelis, approvava la bozza di progetto di un orto botanico mediterraneo, ricevuto in dono dall’Associazione culturale Cometa Italia per predisporne uno definitivo, finalizzato alla richiesta di finanziamento Regionale, poi ottenuto nel 2005 per una somma di euro 650.000. dando così via ai lavori, cambiandone denominazione per un orto botanico didattico con riqualificazione archeologica ambientale Vallo Volsco. I lavori affidati a seguito regolare bando pubblico di gara e relativo contratto d’appalto del 2006 per la durata di 180 gg. consecutivi e penale giornaliera di euro 120 in caso di ritardo, consistevano per la maggior parte in interventi di riqualificazione e scavi archeologici dell’area del Vallo Volsco, con realizzazioni di una recinzione muraria metallica, due cancelli d’ingresso, un manufatto biglietteria, la riattivazione di un pozzo artesiano esistente, due capanni di sosta, percorsi pedonali, impianti elettrici e d’irrigazione e nella residua minima parte in sistemazioni ambientali con un boschetto d’esili alberelli autoctoni, tappeti erbosi e fioriere a corredo ornamentale del sito, ma senza alcun’opera riconducibile ad infrastrutture d’orto botanico. Come sempre succede, segue variante in corso d’opera a causa di ritrovamenti d’alcuni ipogei scavati nel costone di macco ed i lavori furono consegnati in 15 mesi rispetto ai sei previsti, il tutto secondo collaudo e certificato di regolare esecuzione di fine-lavori del marzo 2008 e nelle more dopo nove mesi nel dicembre dello stesso anno, il sindaco Luciano Bruschini in occasione degli auguri di buon anno annunciava la prossima inaugurazione d’apertura mai più avvenuta. Bisognava così attendere l’anno 2013, cinque anni di lungo silenzio, di completo abbandono dell’opera consegnata, andata ormai in degrado, inutilizzabile per la mancata manutenzione e sorveglianza, fino alla partenza di nuovi lavori nel settembre 2013 per l’estensione dell’Orto Botanico sino alla vecchia cava, durata contratto lavori 90 giorni consecutivi e penale giornaliera di euro 180 per ritardo, questa volta a finanziamento statale di euro 300.000 (Decreto n. 48528/10), secondo la meglio sconosciuta e simpatica legge “mancia”, la n. 43/05. Da una semplice e attenta analisi progettuale ed elencazione contrattuale, i lavori non rientrano nella fattispecie realizzativa d’Orto Botanico ma di piantumazioni delle diverse specie, dagli alberi da frutta tipici nazionali, tipo melo, fico, ciliegio, agli ortaggi dei comuni nostri orti quali pomodori, zucchine, fagiolini, cavoli, non senza qualche albero d’oleandro, olivo, alloro e con svariate piante grasse e graminacee. Un Orto botanico tipico, è simbolo d’ambita meta, quasi irraggiungibile di molte città metropolitane a causa dell’alto costo per la sua realizzazione e gestione ed è per definizione canonica un sito di botanica applicata, che studia la biodiversità floristica, categorizzando e catalogando le specie per scopi scientifici medicamentose, terapeutiche ed officinali. E’ costituito da alcune essenzialità intrinseche e peculiari dalle quali non si può prescindere e come luogo di ricerca, di sperimentazione e di formazione botanica è collegato e seguito costantemente da una struttura universitaria, che svolge attività di ricerca, con professori, assistenti, docenti e studenti, ordinari frequentatori che oltre le mano, usano la testa per sperimentare le caratteristiche delle specie autoctone ed alloctone nel tempo, ai fini delle utilizzazione delle stesse, non all’aperto, ma in strutture di locali tecnici specifici, quale l’erbario, la biblioteca, i laboratori, le serre, le aule, i magazzini e locali impianti necessari alla conduzione generale. L’Orto Botanico di Anzio è invece un “sui generis” tra l’altro didattico, non commentabile, un mix di realtà forzatamente combinate tra loro rappresentate dai resti archeologici dell’antica fortificazione Volsca, alle storiche cave arenarie dismesse di mezzo secolo fa, scenograficamente decorato un po’ qua e là nell’ambiente con essenze vegetazionali e specie autoctone mediterranee, quali esili pianticelle di querce, olivi, pini, sughere in aree verdi collegate da percorsi in levocem per superare i vari declivi e con un orto frutteto antistante gli ingressi della cava e il costone parietale di macco lesionato e da tempo strutturalmente compromesso. Anche per questo secondo appalto nel dicembre 2013 seguì una perizia di variante in corso d’opera, per sopperire al degrado delle preesistenti opere finite e consegnate nel 2008, oramai tutte compromesse, con interventi di manutenzione delle stesse, dal verde ai percorsi, al fabbricato ricettivo agli impianti con un costo aggiuntivo a contributo Comunale di euro 28.000, ridefinendo così il nuovo totale in euro 328.000. Naturalmente i lavori proseguono a rilento, senza il cartello espositivo di cantiere come la legge impone per le opere pubbliche e la Cittadinanza disinformata, tolleratamente aspetta questa grande opera di un milione di euro, senza una prevedibile data di fine lavori. Non sembra tra l’altro sia trattata l’applicazione della legge n°13/89 sull’accessibilità e l’abbattimento delle barriere architettoniche, sulla godibilità di un bene pubblico sancito dalla legge n. 104/92 per la visitabilità dei luoghi alle persone diversamente abili, visto il sistema itinerario del sito, caratterizzato da percorsi in pendio con rampe e scale che congiungono le varie aree. Considerato che un Orto frutteto variegato a piante grasse e graminacee ornamentali, richiede una manutenzione diversa da un parco pubblico, con una presenza lavorativa giornaliera e suoi relativi costi, diversamente la rassegnata perdita nell’immediato giorno dopo, servirebbe un piano di gestione unitario, dall’affidamento a quello manutentivo finanziario, senza trascurare la piattaforma dei docenti collegati, ai fini della utilità pubblica dell’opera, della essenzialità compatibile realizzativa, della sua sostenibilità. La criticità emergenziale che più preoccupa è la mancata messa in sicurezza del costone parietale di macco sovrastante gli ingressi della storica cava, antistante proprio l’orto frutteto e i percorsi di collegamento, con nessuna opera cautelativa e precauzionale al momento adottata sia per l’incolumità degli addetti ai lavori sia nel futuro per la pubblica fruizione. D’ altronde, l’ultimo finanziamento statale non prevedeva costi per interventi di consolidamento, oggi più che mai necessari a causa d’ulteriori smottamenti recentemente verificatosi; e quindi? e quindi la Cittadinanza deve  ancora pazientemente attendere una soluzione pragmatica e sostenibile, come responsabilmente questa Amministrazione voglia prendere in considerazione secondo tempi auspicabilmente immediati .
Arch. Francesco Canacari

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