Erroneamente
proposto e ingenuamente scambiato per orto botanico didattico, oltre agli
Anziati anche i media e la stampa locale ne parlano da oltre cinque anni, per
la mancata apertura e l’enorme spesa sostenuta per la sua realizzazione, sin da
quando il sindaco Luciano Bruschini nel lontano 2008 annunciava l’imminente
inaugurazione non ancora avvenuta, nella zona archeologica del Vallo Volsco,
adiacente S. Teresa, ad Anzio. Con propria delibera del 2004, l’allora
Amministrazione De Angelis, approvava la bozza di progetto di un orto botanico
mediterraneo, ricevuto in dono dall’Associazione culturale Cometa Italia per
predisporne uno definitivo, finalizzato alla richiesta di finanziamento
Regionale, poi ottenuto nel 2005 per una somma di euro 650.000. dando così via
ai lavori, cambiandone denominazione per un orto botanico didattico con
riqualificazione archeologica ambientale Vallo Volsco. I lavori affidati a
seguito regolare bando pubblico di gara e relativo contratto d’appalto del 2006
per la durata di 180 gg. consecutivi e penale giornaliera di euro 120 in caso
di ritardo, consistevano per la maggior parte in interventi di riqualificazione
e scavi archeologici dell’area del Vallo Volsco, con realizzazioni di una
recinzione muraria metallica, due cancelli d’ingresso, un manufatto
biglietteria, la riattivazione di un pozzo artesiano esistente, due capanni di
sosta, percorsi pedonali, impianti elettrici e d’irrigazione e nella residua
minima parte in sistemazioni ambientali con un boschetto d’esili alberelli
autoctoni, tappeti erbosi e fioriere a corredo ornamentale del sito, ma senza alcun’opera
riconducibile ad infrastrutture d’orto botanico. Come sempre succede, segue
variante in corso d’opera a causa di ritrovamenti d’alcuni ipogei scavati nel
costone di macco ed i lavori furono consegnati in 15 mesi rispetto ai sei previsti,
il tutto secondo collaudo e certificato di regolare esecuzione di fine-lavori
del marzo 2008 e nelle more dopo nove mesi nel dicembre dello stesso anno, il sindaco
Luciano Bruschini in occasione degli auguri di buon anno annunciava la prossima
inaugurazione d’apertura mai più avvenuta. Bisognava così attendere l’anno
2013, cinque anni di lungo silenzio, di completo abbandono dell’opera
consegnata, andata ormai in degrado, inutilizzabile per la mancata manutenzione
e sorveglianza, fino alla partenza di nuovi lavori nel settembre 2013 per
l’estensione dell’Orto Botanico sino alla vecchia cava, durata contratto lavori
90 giorni consecutivi e penale giornaliera di euro 180 per ritardo, questa
volta a finanziamento statale di euro 300.000 (Decreto n. 48528/10), secondo la
meglio sconosciuta e simpatica legge “mancia”, la n. 43/05. Da una semplice e
attenta analisi progettuale ed elencazione contrattuale, i lavori non rientrano
nella fattispecie realizzativa d’Orto Botanico ma di piantumazioni delle
diverse specie, dagli alberi da frutta tipici nazionali, tipo melo, fico, ciliegio,
agli ortaggi dei comuni nostri orti quali pomodori, zucchine, fagiolini, cavoli,
non senza qualche albero d’oleandro, olivo, alloro e con svariate piante grasse
e graminacee. Un Orto botanico tipico, è simbolo d’ambita meta, quasi
irraggiungibile di molte città metropolitane a causa dell’alto costo per la sua
realizzazione e gestione ed è per definizione canonica un sito di botanica
applicata, che studia la biodiversità floristica, categorizzando e catalogando
le specie per scopi scientifici medicamentose, terapeutiche ed officinali. E’
costituito da alcune essenzialità intrinseche e peculiari dalle quali non si può
prescindere e come luogo di ricerca, di sperimentazione e di formazione botanica
è collegato e seguito costantemente da una struttura universitaria, che svolge
attività di ricerca, con professori, assistenti, docenti e studenti, ordinari
frequentatori che oltre le mano, usano la testa per sperimentare le
caratteristiche delle specie autoctone ed alloctone nel tempo, ai fini delle
utilizzazione delle stesse, non all’aperto, ma in strutture di locali tecnici
specifici, quale l’erbario, la biblioteca, i laboratori, le serre, le aule, i
magazzini e locali impianti necessari alla conduzione generale. L’Orto Botanico
di Anzio è invece un “sui generis” tra l’altro didattico, non commentabile, un
mix di realtà forzatamente combinate tra loro rappresentate dai resti
archeologici dell’antica fortificazione Volsca, alle storiche cave arenarie dismesse
di mezzo secolo fa, scenograficamente decorato un po’ qua e là nell’ambiente
con essenze vegetazionali e specie autoctone mediterranee, quali esili
pianticelle di querce, olivi, pini, sughere in aree verdi collegate da percorsi
in levocem per superare i vari declivi e con un orto frutteto antistante gli
ingressi della cava e il costone parietale di macco lesionato e da tempo
strutturalmente compromesso. Anche per questo secondo appalto nel dicembre 2013
seguì una perizia di variante in corso d’opera, per sopperire al degrado delle
preesistenti opere finite e consegnate nel 2008, oramai tutte compromesse, con
interventi di manutenzione delle stesse, dal verde ai percorsi, al fabbricato
ricettivo agli impianti con un costo aggiuntivo a contributo Comunale di euro
28.000, ridefinendo così il nuovo totale in euro 328.000. Naturalmente i lavori
proseguono a rilento, senza il cartello espositivo di cantiere come la legge
impone per le opere pubbliche e la Cittadinanza disinformata, tolleratamente aspetta
questa grande opera di un milione di euro, senza una prevedibile data di fine
lavori. Non sembra tra l’altro sia trattata l’applicazione della legge n°13/89
sull’accessibilità e l’abbattimento delle barriere architettoniche, sulla
godibilità di un bene pubblico sancito dalla legge n. 104/92 per la visitabilità
dei luoghi alle persone diversamente abili, visto il sistema itinerario del
sito, caratterizzato da percorsi in pendio con rampe e scale che congiungono le
varie aree. Considerato che un Orto frutteto variegato a piante grasse e
graminacee ornamentali, richiede una manutenzione diversa da un parco pubblico,
con una presenza lavorativa giornaliera e suoi relativi costi, diversamente la
rassegnata perdita nell’immediato giorno dopo, servirebbe un piano di gestione
unitario, dall’affidamento a quello manutentivo finanziario, senza trascurare
la piattaforma dei docenti collegati, ai fini della utilità pubblica dell’opera,
della essenzialità compatibile realizzativa, della sua sostenibilità. La
criticità emergenziale che più preoccupa è la mancata messa in sicurezza del
costone parietale di macco sovrastante gli ingressi della storica cava,
antistante proprio l’orto frutteto e i percorsi di collegamento, con nessuna
opera cautelativa e precauzionale al momento adottata sia per l’incolumità
degli addetti ai lavori sia nel futuro per la pubblica fruizione. D’ altronde,
l’ultimo finanziamento statale non prevedeva costi per interventi di consolidamento,
oggi più che mai necessari a causa d’ulteriori smottamenti recentemente
verificatosi; e quindi? e quindi la Cittadinanza deve ancora pazientemente attendere una soluzione
pragmatica e sostenibile, come responsabilmente questa Amministrazione voglia
prendere in considerazione secondo tempi auspicabilmente immediati .
Arch. Francesco
Canacari
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