Dai giornali locali finalmente si
è capito chi tiene alla sicurezza fisica dei ragazzi e dei cittadini
portodanzesi che praticano sport. Finalmente si comincia a parlare di rispetto
delle regole e delle normative nazionali e regionali. Finalmente qualcosa potrà
cambiare prima che ci scappi il morto. O così dovrebbe essere. O potrebbe
essere. Molti studi hanno dimostrato l’importanza dello sport nel contrasto
all’emarginazione sociale. Lo sport è garanzia di reinserimento dei ragazzi
socialmente isolati o dei disabili. Tanti i vantaggi. Ma…c’è sempre un ma in
tutte le storie di Anzio. Mi chiedo e vi chiedo: ad oggi, gli impianti sportivi
comunali di Anzio sono tutti a norma? Ad oggi, gli impianti sportivi comunali
di Anzio rispettano le normative sulla sicurezza? Ad oggi, rispettano anche le
normative per i diversamente abili? Proviamo un giorno ad entrare in un
impianto sportivo comunale e guardiamoci intorno. Osserviamo e pensiamo, in
fondo ci vuole solo il buon senso, proprio come si fa a casa nostra alla presenza
di un bambino. Così sono ritornata allo Stadio Comunale “Bruschini”. In questo
impianto sportivo comunale convivono due realtà sportive: l’ASD Anziolavinio
che gestisce il campo di calcio e le tribune, l’ASD Atletica Anzio che gestisce
la pista di atletica. E’ noto a tutti che negli anni sono stati fatti lavori
urgenti d’ammodernamento dell’impianto di competenza dell’ASD Anziolavinio:
- 2004 - contributo regionale di 300.000 euro per l’impianto d’illuminazione;
- 2006 - lavori urgenti, per adeguarsi alla normativa della FIGC, per creare lo spazio degli ospiti a seguito della promozione in serie D, spesa fronteggiata prelevando l’importo necessario dal bilancio comunale 2006;
- 2013 - richiesta di finanziamento regionale per la posa in opera del manto in erba sintetica.
Dall’altra parte, non è mai stato
fatto un lavoro di ristrutturazione della pista d’atletica. Esiste, tra il 2003
e il 2014, una sola delibera approvata con il fine di richiedere un
finanziamento regionale per ristrutturare completamente la pista ma tale
richiesta non è mai partita anzi, le è stata forse preferita il già pluri-ristrutturato
impianto comunale “Villa Claudia” gestito dalla GSD Falasche (richiesta ammessa
ma non finanziabile). Nel sopralluogo mattutino, per entrare nello stadio ho
utilizzato la pedana per disabili, ho varcato il cancello e mi sono fermata
all’ingresso. E’ lo stesso percorso che farebbe un ospite sulla carrozzina. Io
che cammino sulle mie gambe potrei andare a sedermi sulle tribune dell’ASD
Anziolavinio, la carrozzina si fermerebbe lì all’ingresso, su un mattonato,
perché l’ingresso alle tribune presenta un muretto di circa 30 cm. privo di
scivolo e il cancello si apre verso il campo. Vabbè, potrebbe considerarsi un
fortunato, vede la partita direttamente dalla pista! Il bar che si apre
all’interno della tribuna, per lui è un miraggio a meno che qualcuno non gli
faccia la cortesia di fare la fila al posto suo. Vabbè, nel caso si porterà
qualcosa da casa! E il bagno è accessibile? Mamma mia, che fatica essere un disabile
appassionato di sport. Adesso pensiamo ai ragazzini che si allenano sulla pista
d’atletica il pomeriggio. Sto sempre ferma lì all’ingresso, dove partono i
cento metri. Lascio stare la condizione indegna del manto, visibile addirittura
da "Google Earth", in cui chiunque potrebbe inciampare e rompersi una
caviglia, e mentre guardo oltre penso che l’Amministrazione ha abbandonato i
bambini che praticano atletica. Volgendo lo sguardo alla mia destra trovo altre
cose che non vanno. Il bar gestito dall’ASD Anziolavinio e il suo marciapiede
immediatamente a ridosso del bordo pista. I pali di metallo a sostegno della
recinzione rigida della tribuna che hanno la base nel tappetino verde di circa 150
cm. tra la pista e la recinzione. Se inciampasse un ragazzino, mentre corre
potrebbe sfracellarsi la testa su uno di quei pali. Sono catastrofista? Sono
paranoica? Chi ha dato all’ASD Anziolavinio il permesso di costruire sulla
pista d’atletica? Chi ha dato il nulla osta all’ASD Anziolavinio per la
sicurezza dopo aver visto la disposizione dei pali e il marciapiede sulla pista
di atletica? Ricordate Alessandro Bini? Ecco uno stralcio del racconto della
mamma: …dopo 10 minuti per effetto di un
rinvio, il pallone si diresse verso la fascia destra del campo e Ale indietreggiando
con gli occhi rivolti verso il pallone in aria, girò il corpo per prendere
potenza con la netta intenzione di rimetterlo in gioco di testa, ma stranamente
lo vidi sollevarsi da terra, portare le mani sul petto, girare due volte su se
stesso e cadere a terra di peso. Il dottore, entrambi i dirigenti corsero verso
di lui, mentre io urlavo: “ Correte…. Questa volta si è fatto male veramente!”
Anche il dottore urlava: “Chiamate un’ambulanza, Eliambulanza subitoooo.”.
Dagli spalti vedevo solo un gruppo di persone agitate intorno al mio bambino,
poi ho visto Claudio entrare in campo in una corsa disperata e volevo andare
giù anche io ma mi trattenevano. Un genitore, vista la mia insistenza, e la
disperazione mi prese e correndo mi ha accompagnò in campo mi avvicinai al mio
Alessandro e…… ho capito………. Ale aveva colpito con il torace, all’altezza
del cuore, un rubinetto che permette l’apertura e la chiusura dell’acqua per
l’irrigazione del campo che era posizionato a pochi cm dalla linea laterale
poggiato su un rudimentale impianto ad un’altezza di circa 1 metro e mezzo. Claudio
urlava, il dottore e il dirigente cercavano di rianimarlo, supplicavo che sarebbe
arrivata l’ambulanza e invece arrivò la polizia, poi finalmente il 118 arrivò.
Gli addetti lo hanno portato velocemente sull’ambulanza e a nulla sono valse le
mie richieste di poter salire con loro, vicina al mio ragazzo, non è stato
possibile. Al seguito dell’ambulanza che trasportava Ale al pronto soccorso,
c’eravamo Claudio ed io, in quel momento divisi, portati su due diverse auto
della polizia che ci accompagnavano all’ospedale….Dopo questo incidente
mortale la Regione Lazio
ha introdotto i fondi per la sicurezza nello sport. Cosa vogliamo fare noi
mamme? Aspettiamo che accada qualcosa ai nostri figli prima di mobilitarci o
pensiamo “tanto non capiterà a me”?
Tanya Medina
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