mercoledì 17 agosto 2011

Il se. Candido De Angelis chiede un incontro urgente sulla situazione dei servizi sanitari ad Anzio.


Alla presidente della Regione Lazio, Renata Polverini
Al sindaco di Anzio, Luciano Bruschini
Al sindaco di Nettuno, Alessio Chiavetta
Al direttore generale della Asl Roma H, Amedeo Cicogna


Oggetto: servizi sanitari chiusi o a rischio, richiesta d’incontro urgente.


Alla luce di quanto sta accadendo sul territorio di Anzio e Nettuno ritengo indispensabile avviare un confronto attraverso il quale individuare tutte le misure necessarie a bloccare il progressivo impoverimento dei servizi sanitari del polo ospedaliero e del distretto. Comprendo perfettamente la necessità dei “tagli” e posso immaginare la situazione di deficit che è costretta ad affrontare la Regione, ma questo non deve essere motivo per sottrarre a due città che viste nel loro insieme formano la seconda realtà del Lazio, servizi sanitari di fondamentale importanza. Voglio ricordare che con una lungimiranza unica si è deciso, negli anni passati, di chiudere l'ospedale di Nettuno e concentrare tutto in quello di Anzio, lasciando l'ex nosocomio come punto di riferimento per gli ambulatori e futura sede degli uffici amministrativi per i quali sono in corso i lavori. Se si tratta di “tagli”, insomma, questo territorio ha già dato e l'ha fatto con l'intento di razionalizzare l'offerta sanitaria ed i costi. Ad Anzio si è atteso per anni che aprisse il padiglione “Faina” ma  la mia preoccupazione è sempre stata che si riempisse di contenuti, altrimenti rischiavamo di avere una bella sede priva di servizi. Mi dispiace ma più che un rischio è una realtà che stiamo vivendo e sulla quale abbiamo il dovere di intervenire, tutti assieme, per trovare le soluzioni adeguate. La vicenda del day hospital oncologico è emblematica ed è solo l'ultima di una lunga serie. Si chiude un servizio territoriale ovvero quello che evita - come ci spiega chi si occupa di sanità – di far ricorso a ricoveri impropri e assistere il malato nel modo migliore. Si converte in un non meglio specificato ambulatorio senza far capire il perché. I dati dimostrano che funziona, è in attivo per la Asl, è vicino a pazienti – ricordiamolo – operati di tumore, ma si chiude. Con quale risparmio? Ammesso ci fosse è giusto che lo paghi anche un solo malato di cancro? Ricordo, inoltre, il centro trasfusionale di fatto declassato, la neonatologia chiusa, il personale ridotto all'osso e precario in diversi reparti dell'ospedale, il rischio che chiudesse la cardiologia di Villa Albani evitato in extremis, ma sempre dietro l'angolo, le liste d'attesa insopportabili sempre ragionando nell'ottica di servizi territoriali che evitino il ricorso all'ospedale. In un giorno normale e senza particolari emergenze il pronto soccorso è preso d'assalto perché mancano risposte adeguate sul territorio, dagli ambulatori dei medici di famiglia a quelli specialistici della Asl che non danno risposte in tempi brevi. Risultato? S’ingolfa un servizio di emergenza che è letteralmente in prima linea. E' per tutto questo che con il massimo spirito di collaborazione e oltre qualsiasi visione politica o, peggio, ideologica vi chiedo di avviare un confronto serio, aperto anche ai dirigenti ospedalieri, sui servizi ridotti e sul futuro della sanità su questo territorio. Non possiamo rischiare di avere una scatola vuota al posto di un ospedale. Tantomeno un viavai di malati che da Anzio e Nettuno siano costretti a fare i pendolari per un day hospital o una visita ambulatoriale, magari perché “tagliando” si è risposto a criteri validi per la ragioneria ma non certo per la tutela della salute dei cittadini. Sono a disposizione per concordare al più presto un incontro e colgo l'occasione per salutarvi cordialmente.
Senatore Candido De Angelis

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