giovedì 9 ottobre 2008

La "vicenda" del nuovo porto di Anzio

Ho appreso, per “vie trasversali”, che sta per essere consumato uno degli scempi più gravi a danno della città di Anzio e particolarmente della parte del litorale notoriamente più bella: la riviera di Levante, altrimenti detta Riviera Zanardelli. Per chi, come me, conosce e frequenta Anzio da tutta una vita, la Riviera Zanardelli con annessi, “storici”, stabilimenti balneari, rappresenta uno dei punti strategici se non il fulcro, del turismo di questa bella cittadina data la felice e ridente posizione, che affaccia, come una grande finestra, sull’azzurro Tirreno. E’ un punto di ampio respiro, dal quale si può dominare l’intera visuale di Anzio fino a Nettuno e perfino intravedere, nelle giornate di bel tempo, le Isole Pontine. Questo “tuffo nel blu”, così perlomeno l’ho ribattezzato io, sta per essere devastato dall’orrenda colata di cemento che spazzerà via tutto il litorale di proprietà, giova ricordarlo, del Demanio e dunque di noi tutti, per lasciare spazio alla costruzione del nuovo porto secondando sotterranei quanto intricati giochi di potere e di profitto economico ad enorme vantaggio di “qualche cittadino” che, evidentemente, di fronte alla legge o sarebbe meglio dire di fronte all’illegalità, diventa automaticamente “più cittadino” di altri, ledendo il diritto di abitanti e di semplici turisti di continuare a fruire ed a godere dell’uso della spiaggia. Ne farà le spese, in particolare, lo stabilimento “Tirrena” – recuperato “in toto” dall’azione compatta di salvataggio effettuata dal circolo velico omonimo, che sempre ne ha fruito acquisendo pertanto, a mio avviso, il diritto di continuare a fruirne in barba ad interessi politici che non ci riguardano in questa ed altre sedi. Il circolo velico dello stabilimento Tirrena, costituitosi come associazione vera e propria senza fini di lucro, ha tentato di salvaguardare la parte più bella di Anzio, e perché residenziale, e perché fonte d’impulso ad iniziative sportive largamente riconosciute, rendendo accessibile la vela a quella parte di “pubblico” che ne era stata prioritariamente esclusa in quanto inizialmente concepita come sport “d’èlite” estendendola soprattutto ai portatori di handicap. Appare grave che il potere attribuito alla Regioni ed ai Comuni inizialmente per avvicinarsi alle necessità dei cittadini stia diventando, come sempre o quasi accade in Italia, “potere strumentale” ad uso e consumo di chi “detta legge”. La spiaggia è di tutti, e come tale deve essere salvaguardata da questa ed altre azioni di sabotaggio messe in atto da chi ha in ballo enormi interessi economici da tutelare, non già intesi al fabbisogno “pubblico” bensì al profitto “privato”. Propongo a tutti quelli che la pensano come me di unirsi alle iniziative intraprese dal circolo velico “Tirrena”, adoperandosi in ogni modo per fermare speculazioni “edilizie” che, come già accadde per l’orrendo albergo in costruzione sulla costiera amalfitana, mettono a repentaglio i beni legati alle bellezze geografiche, storiche ed artistiche del nostro territorio e, in via più generale, del nostro Paese con scellerate azioni miranti a distruggere i “nostri” – perché di tutti – beni più preziosi: particolarmente, il mare.

Roberta Piferi (Roma)

E-mail: roberta.piferi@istruzione.it

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